Poesie di Puccio Bellasio


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San Bortolo
Non era la luna nel cielo
Ma le stelle lucevano, e il melo
Mostrava le foglie d’argento

Guardando il giorno già spento
Passavan ragazzi la sera:
La sera passava sincera

Dicendo di voglie novelle
Intanto nei campi le zolle
Splendevano lucide presso la Gora

Non vedo più le stellate d’allora!

Un tiepido cielo di latte
E l’ore volavano ratte
Nei giorni che non passan mai

Nei giorni che ancora non sai
Del primo incontro d’amore
Del primo tuo grande dolore:

E intanto dentro la stalla
Sentivi crollar di catene
Mentre le mucche sbuffavano ancora

Non vedo più le stellate d’allora!

Schiarava la notturna luce
I muri con finestre a croce
Del cesso in fondo al cortile

Ed il letame vicino al fienile
Da cui saliva un bel fumo
Che a me sembrava profumo

Sentivi le voci passare
Vedevi i campi brillare
Seduti sotto quell’albero d’oro

Non vedo più le stellate d’allora!

Beneditto poetare.it
Beneditto, beneditto
qual ch'ha fatto questo sito!

Di tal nostro anfitrione
orsù diteci il cognome!

Di colui che paga il fio
affinchè la nostra musa
non precipiti in oblio
come ohimè piuttosto s'usa.

Chè in mezzo a tanta fuffa
che si muove nella rete
è davvero cosa buffa
ritrovarvi cotai siete!

Bardi d'oggi o poetastri
ritrovarsi e divertirsi
fianco a fianco, strano a dirsi
con futuri nuovi astri!

Argo
Argo, tu, vecchio cane d’Ulisse
Tu, cieco e pieno di sordide zecche
Udisti qualcosa nell’aria che disse
È tornato, di certo, senza tema di pecche

È tornato, sentisti il lontano ricordo
Uno schiaffo, dal naso perfora ‘l cervello,
sopito e nascosto immemore e sordo
Ora è un urlo: di certo il suo odore era quello!

Qualcosa rimane di antichi ricordi
Nelle menti dei bimbi ormai fatti lenti
Di tiepide arie, di gialli tramonti

Di voli d’uccelli, di alberi verdi
Presenze di madri, di antichi momenti
Da bimbi contenti ai lor petti avvinti.

Lo so: anch’io ricordo un odore
Che torna se cerco la pace e ‘l conforto
Che vorrei risentire in quel dolce tepore
Ma l’intelletto mi fa questo gran torto

Ché quando ci pensa me lo fa disvanire.
Conservo le foto, qualche vecchio filmino
Un nastro che dice qual fu ‘l tuo parlare
Quel vecchio quaderno per il tuo bambino

I ricordi di cose mi ti fan ritrovare
Di quando ridevi, di quando cantavi
Di quando stavamo la sera a parlare

Ma solo un ricordo non so conservare
Non so come nasconderlo in alberi cavi
E quel caro odore pian piano scompare.

Photo
Ombre di sogni che passano rare
Lontane e brillanti come lampare
Trovarsi di nuovo in posti lontani
Tra gente, sapori, odori strani

Voci che voglion partire, viaggiare
Partire così, senza troppo pensare
Trovarsi di colpo ad aver tra le mani
Lo strano giocattolo che 'si tanto ami

Seduti a guardare tramonti rossi
Seduto ed in pace come non fossi
Un riso di bimbo, o l'acqua che cade

Un'isola vuota con le palme rade
Ma ecco uno scatto: sarà sempre mia
Adesso ho fatto la fotografia!

Tramonto d'oro
Tramonto d'oro sull'azzurro mare
placido, dolce come l'anima mia
le membra stanche, molli, paghe
dell'immersione fatta, e della sua poesia

Pian pian ci siamo disvestiti
d'attrezzature che ora son dispose
pian piano siamo ripartiti
verso casa e verso nostre spose

hai visto il sarago, il gronco, la murena
Guarda che pace sull'acqua così amena
Facciamo una virata, val la pena

Bevi un po' d'acqua, chè ti può far bene
Andiam pian piano, ci aspettano le cene
Chissà quand'ancora udremo tai sirene

Etica
Piove.
ma tutti
cercano di venderti
Dio.
Lo tirano
come una vecchia
coperta troppo corta
non per coprire povere ossa
dal gelo della vita
Lo brandiscono
come un bastone.
Nessuno
vende ombrelli.

Martina
La farfalla
Che ha sempre
La morbida pelle
Fresca e sudata
Che ha una risata
D'argento
Che rallegra il cuore
Che strappa
Da ogni rancore

"Papà, corriamo?"
Mi prende la mano
con la sua
morbida e piccola
dentro la mia
E via!
Va via,
Malinconia!
Corriamo
E al Papi vecchione
Cresce un fiatone
Correndo la via
Ma sia, sia!
Sia quel che sia!
Corriamo
Giriamo
Un po' schiamazziamo
Embè?
Mi piace com'è

Veglio un bimbo
Veglio un bimbo che dorme sudato
molle, sciolto, ormai da due ore
Veglio un bimbo che non è malato
Veglio un bimbo con tutto 'l mio amore

Sospirando abbraccia il cuscino
guardo, annuso, sento il suo odore
così bello che pare divino!
Veglio un bimbo malato nel cuore

La sua anima, spirto grande rinchiuso
non sa uscire, non sa ancor parlare
il suo animo un fiore non schiuso

che vorrebbe uscire e giocare
uscirà perdio te lo giuro
imparerà a vivere e amare  

Un poco di più
Voi poveri morti
che vedete domani
non avete il ricordo

che noi strugge e conforta
e per questo non posso
venirti a trovare

con altre persone:
non posso parlarti
non posso mostrare

(oh vano pudore)
né le mie lacrime
né il mio dolore.

Ricordi Martina?
Non è solo il nome
di una bambina

è la tua nipotina
che cresce e diventa
ognora più bella

è saggia e gentile
talvolta un po' matta
ed impertinente

com'è nostra gente.
E ricordi ancor tu
quel dolce bambino

cui davi la pappa
per cui tu pregasti?
Adesso è cresciuto

è stato promosso
ormai va al liceo
disegna e suona

con grande maestria
è cocco di mamma
e di più di papà

Se tu guardi avanti
anche d'un solo po'
tu vedi un vecchio

che arranca e dimena
quel povero cristo
fa proprio una pena!

Ricordi, per caso,
quand'era felice?
Prendeva la vita

con grande baldanza
pure lui era cocco
di mamma e papà

Crudele oblio
che par si patisca
li nel purgatorio

Felici voi mamme,
se ciò ti consola!
Avere un amore

per i tuoi bambini
che scoppia nel petto
che lacera il cuore

ti carca d'un peso:
responsabilità
ma i bimbi si sa

voglion sempre bene
un poco di più alla mamma
un poco di meno al papà   

Paola, con te.
Vivere, Amarsi
è come un tepore
d'un tiepido sole
a cui sdraiarsi.

ho un po' freddo nel letto
(tu già te la dormi)
mi appoggio al culotto

mio tenero orsetto
un poco ritorni
dal sonno interrotto

allungo la mano
ti tocco un po' il petto
tu brontoli piano

che tenero è!
stare con te!  

I ricordi in sogno
Dove andremo stanotte, o mio amore?
Rifaremo i già corsi percorsi
Con ciascuno il suo zaino in spalla
Dove andremo a dormire stanotte?

Voleremo ai cieli d'Oriente
Dormiremo ancora a Bali
tra risaie, in una capanna?
Voleremo sui mari australi

Ci ameremo stanotte ancora
Sulla spiaggia, a Nosy Iranja
Sulla nostra isola deserta
Ti bacerò coi primi raggi domani?

Giocheremo stanotte ai pirati
Sul rosso forte a Cartagena
Navigheremo Paola stanotte
Verso l'isola di Providencia?

Dormiremo stanotte, mia sposa
Sulle amache nella notte estiva
In riva al Rio dell'amazzoni?

Vedremo a Fort Dauphine stanotte
Tenendoci per mano, mia Paola
alla Croce del Sud dalla spiaggia?

E dov'andremo domani, mio amore?
Ora abbiamo due nuovi compagni
Con cui fare un poco del viaggio *

Quante rive vedremo con loro
Quante ne mostreremo a loro
Ciascuno col suo zaino in spalla

Quanto poco sapremo aiutare
Questi nostri bambini: viaggiare
sapranno, soli, lo zaino in spalla?

Quanti fiumi infine vedranno
Quante amache pur lor dormiranno
Su spiagge diserte senza noi?

Su spiagge diserte dopo noi?
E dove dormiremo, domani
infine, per mano, o mio amore?  

Passa una fresca ora della notte
Mentre guardo il tuo bianco musetto
Che di sole ha rosse le guanciotte
E di efelidi puntini sul nasetto

Della nonna indossi i bei merletti
Che sbuffan sulle morbide bracciotte
Come fiore che spunta da un mazzetto
Od un vapore che le veli nella notte.

Un ricciolo t’arricciola la fronte
Che pari del seicento una damina
Nascondendo quella buffa rughettina
E pari un vaporetto mentre ronfe

Da tant’anni ormai che dormo qui vicino
Però devo dire se lo sai
Che sei sempre un gran bel bocconcino! 

Ictus
Guardo i tuoi occhi a cercare
L’ombra del cuore d’allora:
La tua forza di viver e d’amare

Dove i miei occhi trovavano allora
E trovano, adesso, la pace e ‘l ristoro.

Ora, tu sei nonna ai miei figli.
Non so come presentar loro
Quei tuoi dolci e cari consigli.

Sulla povera sedia rotella
Or non vedi
non senti
non sei

La vita ti sembra ancor bella?
Non so, ricordando qual eri
Non lo so, vedendo qual sei!

Non posso credere che ora
Sei tu che hai bisogno
Di me, ma lo sento,
come in un brutto sogno:

E sento un rimorso
Per tutte le volte
che (non) lo sapevo
e non t’ho soccorso.

Vita breve, veloce, lontana, tiranna
Che passa, che vola ed inganna!
Già son più vecchio di come ricordo
Te, quando bimbo, fanciullo, adolesco
Guardavo, e tu mi davi ‘l soccorso

Anche ora la vedo,
forse più spesso ch’io crede
Anche a me verrà questo peso
che tu ora porti sì lieve.

I miei figli
che già mi vedono vecchio
Avranno anche loro i lor figli,
ed io sarò come un tuo specchio

Tu piccola, grande vecchietta
Morivi
ed io ti teneva la mano

Riapristi i tuoi occhi
coraggiosi e gentili
Mi lasciavi: ti dissi ti amo
E tu ancora tornasti al richiamo.

I tuoi sensi, il tuo cuore è ancor quello
Più lento, più dolente è il tuo passo,
che chiede pazienza, non canti d’uccello:
Così la tua mente, dal muovere lasso
Richiede rispetto al più lento suo passo.

E sopravviverete
Dolci bimbi che stan nella luna(1)
dolci occhi, malinconici, vaghi
che cercate la vostra fortuna.
Padre, madre, ancora non paghi

che i lor sogni non sanno lasciare
credevano fosse un bel gioco
credevan bastasse l'amare
amare, e penar solo un poco.

Ora abbracciano i bimbi perduti
li abbraccian, di loro più spersi
guardan chi non li sa ancor guardare

cercan come con loro vedersi.
Io lo so, noi sappiam come fare
dal quel mare sarete sommersi.

(1)Da Michele Zappella. Il bambino
nella luna (Feltrinelli)


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