Poesie di Giuliana Argenio


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Giuliana Argenio

Sono vissuta nel Veneto per lungo tempo. Da qualche anno vivo in provincia di Roma. Un paese a ridosso del lago, la cui natura circostante è un trionfo.
In questo luogo ho ritrovato le condizioni ideali per dare priorità alla scrittura, passione che è in me da sempre. Scrivere è un modo pretestuoso per raccontare, per dire la propria opinione relativamente al respiro spesso asmatico della vita.
A giorni uscirà il mio primo romanzo
Vento Rosso Edizioni Il Filo- distribuito dal Gruppo Mursia Editore.
Scrivo qualcosa che rassomiglia al noir. Faccende che riguardano spesso gli aspetti sbilenchi della società. Ecco, credo sia sufficiente questo.
Parole come note da suonare, frasi composte sul pentagramma. Credo ci sia una forte analogia tra la scrittura e la musica.
 

Leggi i racconti di Giuliana

Potresti darmi il vero,
Soffocare contorsioni mentali
Eleggermi ad isola dove l'anima tua trova ristoro.
Potresti essere il protagonista del mio libro
Quello che malgrado tutto
ha nel cuore un diamante
che mai baratterà.
Potresti non rinnegarmi
mai fino alla fine
Voglio scrivere del Rosso
del perchè l'aria soffia da Ponente
e si tinge col colore del sangue
Vorrei non averti mai incontrato
e conoscerti da sempre
Non voglio rivederti mai più
e guardarti ogni giorno
Sei una conchiglia chiusa e una perla
il cielo sereno quando piove
 la neve di luglio
un cuore con gli occhi
la luna di giorno
Non mi puoi dare e non sai tacere
disperazione è la tua linfa vitale
Lasciami illudere che sono ancora
GiulianaDivina / in un tuo verso ebbro
fammi respirare

Obliato
nel sonno
chimicamente indotto
si risveglia il pensiero.

S'alzano i ricordi
nel desertico paesaggio
a ridosso di Ieri

Senza orizzonte
incanto il mio andare

Il Berbero sa
quando è tempo di sostare

Conosce
la sua terra ingenerosa
La pazienza è l'attesa

Sopisce l'ansia
questo lento andare
laddove io presumo
il pozzo d'acqua

Come se più non bastasse
un sorso di luna.

Dejà vù di farfalle
E di nuvole
Deja vù di trecce
e feroci Leoni.

Già veduto l'ocra,
il rosso pompeiano
e il raro Blu di Prussia
in ginocchio davanti ai miei sogni.

Nella memoria
il Vento soffia forte
Sparpaglia date e cronistorie
Dejà vù di fogli accatastati

Già veduto quell'orrizzonte
ed il tramonto farsi Rosa
L'Aurora divenire nome
Deja vù, amica mia.

E la musica plasmata dal genio
il rimbombo dei versi sull'inchiostro nero
Apparire un miracolo i miei graziosi piedi
e un respiro l'Amore.

Deja vù di una vita in fuga
Indeclinabile verbo Essere
Sconfitto da ipocriti convenevoli.
Dejà vù. Dejà vù. Troppo tardi mia cara.

Neve di parole notturne
Lungo i condotti del cuore
Luccica il talismano della felicità.

Disperazione trasmuta l'alba
Sigilla il verbo essere assonnato
Tinta de Rojo la magnana

Sogni di neve e frantumi di parole
Assopiscono membra stanche
Rimandano al risveglio il trapassato prossimo

Ucciso il nostro ieri da paure
Flebile respiro di un futuro notturno
Suona i tasti d'un pianoforte scordato

Eluse le ombre della notte
Scivola il giorno tra luci incerte
E insondabile tristezza

Neve di parole notturne
Cadranno in futuribile previsione
Estasiato dal genio, catturerà ogni fiocco
Il cuore mai sazio del tuo inchiostro
Y, ora, siempre.
 

Ho scelto l'esilio
stanca d'una guerra
senza fine.

Le mie opinioni
le loro affermazioni
scontri di sangue

Mi arrendo
depongo le armi
mozzo la lingua
la mia peggior forcella

Lascio la sponda
del fiume innarrestabile
di concetti e preconcetti.

Guardo una pozzanghera
Mi ci rifletto e vedo.
Acqua fanghiglia

Inquinata dal male
senza più risorse
muore l'idea violetta

Che avevo sulla gente
sulla mia vita stessa
del "me" che s'è infiacchito.

Della bontà parlata
faccio ghirlande
intreccio rovi e spine

Resta il ricordo
d'una giovinetta sciocca.
Fiducia volata via col vento

Giusto per non morire
colgo quest'alba insonne
a colorarmi qualche pensiero

Un passaggio figurato
Tra cielo e terra
In balia di impulsi invisibili
Mi trema dentro.
Silenziose come le ombre
Rattristano l'oscurità.
Le finzioni dell'intervallo Tra io e me.
Lontana dal rumore della terra,
Vicina al silenzio del cielo.

Sono in una libreria smembrata,
Nel ricordo ovattato di emozioni
Mai chiarite.

Sono nello sguardo di una sera
Nella data di un lutto,
Sono nelle maniche troppo lunghe
Di una tua camicia bianca.

Sono un amore
Che non ha più
Ali per volare.


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